La flessografia, o più comunemente chiamata flexo, è un metodo di stampa rotativa diretta, che usa lastre a rilievo di gomma o di materiali fotopolimerici, detti cliché. Il cliché è una matrice, generalmente di zinco, che serve a trasferire l’immagine sul foglio da personalizzare.
La matrice è rilievografica, flessibile e morbida, e viene avvolta su di un cilindro. La stampa è diretta: il cliché trasferisce l’inchiostro direttamente al supporto da stampare grazie a una lieve pressione esercitata da un cilindro di pressione.

Il termine stesso “flessografia” deriva dunque  dalla flessione applicata al cliché per effettuare la stampa. Le origini di questo particolare processo sono da far risalire all’anno 1890 quando fu prodotta la prima macchina flessografica dalla Baron and Sons; un tempo era nota come stampa all’anilina per via del colorante impiegato.
La stampa flessografica è stata da subito applicata con grande successo al campo degli imballaggi, e tutt’oggi è decisamente il metodo di stampa preferito per la personalizzazione di involucri, soprattutto nel settore del packaging alimentare.

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 Il settore nel quale viene adoperato maggiormente questa tipologia di stampa è proprio la produzione di film plastici per l’imballaggio di generi alimentari, oltre alla personalizzazione di buste di plastica, shopper e sacchetti personalizzati, laminati, metalli e anche alcuni rivestimenti in carta.
La flessografia è il metodo di stampa fondamentale per l’industria del packaging, dove dà risultati rapidi ed eccellenti, posizionandosi come un impareggiabile alleato delle aziende nella personalizzazione degli imballaggi ai fini della propria strategia comunicativa e di marketing.
I vantaggi offerti da questa tecnologia sono diversi: tra i plus possiamo annoverare la possibilità di stampa veloce anche nelle basse tirature,  l’utilizzo di inchiostri a base di solvente/acqua e la possibilità di creare fustelle adatte ad ogni tipologia di prodotto.

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