E’ ben noto che il packaging dei prodotti ortofrutticoli abbia tra i suoi fini non solo il contenimento e il trasporto dei prodotti, ma anche e soprattutto una funzione protettiva e di aiuto alla loro conservazione.
Si parla di packaging attivo come di un particolare tipo di imballaggio che prevede l’applicazione di stratagemmi tecnologici, come l’inserimento di accessori o l’utilizzo di particolari materiali o additivi, con lo scopo di aumentare la shelf life e quindi conservare più a lungo la freschezza di frutta e ortaggi.
Uno dei metodi di packaging attivo più usati è l’applicazione di accessori cosiddetti “assorbitori” o “emanatori” di gas, umidità, ossigeno oppure anidride carbonica, che interagiscano con il prodotto aggiungendo o togliendo sostanze a seconda delle sue esigenze specifiche di conservazione.
Questa tecnica si applica soprattutto ai prodotti confezionati sottovuoto o in atmosfera modificata, che tuttavia non può essere la tipologia di confezionamento per la maggior parte della frutta e verdura che troviamo sul mercato.
Un’altra tecnica di recente sperimentazione è quella di aggiungere invece direttamente al materiale di imballaggio le sostanze “attive”, ovvero creare dei composti che inglobino queste sostanze, siano esse assorbenti, ovvero deputate a neutralizzare i gas indesiderati oppure che rilascino sostanze coadiuvanti della conservazione dei prodotti.
Uno dei campi di applicazione di questa tecnologia è quello dell’imballaggio della frutta attivo. Uno dei più recenti e interessanti progetti in questo settore, per fare un esempio, è tutto italiano e riguarda scatole in cartone a cui vengono aggiunti oli essenziali naturali con una specifica azione antimicrobica. Questa speciale confezione interagendo con il suo contenuto permette di prolungare la conservazione della frutta riducendo l’attacco di microbi e muffe, ritardandone la maturazione, nel complesso attenuando notevolmente lo scarto di prodotti deperiti anzitempo, e così in generale lo spreco di cibo.
Anche i film plastici e i sacchetti per la verdura possono essere resi attivi se trattati con speciali sostanze chimiche come antimicrobici e oli essenziali. In questi casi è proprio la struttura del film plastico avvolto intorno all’alimento ad agire attivamente sulla sua conservazione. Le pellicole infatti consentono di incorporare gli additivi all’interno dei diversi strati che li compongono, in modo da permettere un loro rilascio graduale oppure un contatto costante con il prodotto confezionato, a seconda dell’esigenza. La tecnologia è al lavoro per migliorare le performance di durata e di efficacia di queste sostanze durante tutte le fasi della shelf life.
Gli oli essenziali, nello specifico, sono stati testati su prodotti di ortofrutta così come sulla carne e numerosi studi ne confermano l’effetto sia antimicrobico che antiossidante. Tra i più utilizzati troviamo quelli al rosmarino, alla salvia, all’origano, al timo, persino agli agrumi come la citronella. In questo caso l’olio viene spesso posto a diretto contatto con l’alimento, per cui la scelta di quale applicare sarà suggerita dal grado di compatibilità con il profilo organolettico del prodotto alimentare da trattare, per non compromettere le sue qualità, dal gusto al profumo.
Una tipologia a parte di film alimentari attivi, questa volta totalmente biodegradabile, è quella a base di chitosano, una sostanza derivata dai crostacei. Il chitosano possiede naturalmente un effetto antibatterico e permette di incorporare all’interno film da esso ricavati altre utili sostanze, in particolare con effetti antiossidanti, come estratto di tè verde oppure di borragine, senza per questo intaccare in alcun modo le proprietà organolettiche e sensoriali del contenuto.
Nel complesso il packaging attivo è un sistema in grado di prolungare la vita di numerosi prodotti, alimentari, e dunque molto utile per combattere lo spreco alimentare sfruttando processi chimici dicerto meno invasivi, per il prodotto stesso ma soprattutto per l’ambiente. L’utilizzo di additivi, composti chimicamente e testati per garantirne la non tossicità, è certamente una pratica più ecologica rispetto all’utilizzo abbondante di film plastici e confezioni multiple nel tentativo di proteggere gli alimenti. Nonostante sia un processo complesso, per cui il produttore deve seguire un iter di confezionamento molto rigido dal punto di vista della sicurezza e dell’igiene, il packaging attivo si presenta come un ottimo alleato per contrastare sia l’nquinamento che lo spreco alimentare.
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