Il PET è un particolare materiale plastico, unico nel suo genere per la sua duttilità e altre caratteristiche che lo rendono largamente destinato alla produzione di packaging. Si tratta di un prezioso alleato per l’industria dell’imballaggio e la soluzione ideale per il confezionamento di innumerevoli prodotti.
Ma cos’è esattamente la plastica pet? Scopriamo insieme che tipo di materiale è il pet e quali sono i suoi impieghi sul mercato.
Cosa vuol dire l’acronimo PET
Il termine pet è in realtà una sigla, P.E.T., ed è l’acronimo di polietilentereftalato o polietilene tereftalato, una resina termoplastica che appartiene alla famiglia dei poliesteri, parola che deriva dal prefisso greco ‘poli-‘ , che significa ‘molti’, ed ‘-esteri’ che sono dei composti formati dalla reazione degli alcol con gli acidi attraverso un legame chimico conosciuto come legame estereo. Si tratta di un poliestere leggero, resistente, trasparente e facilmente maneggiabile. La plastica PET è composta inoltre dall’alcol etilenglicole [EG] e dall’acido tereftalico [TPA].
PET: formula e produzione del polietilene tereftalato
Le materie prime del PET derivano dal petrolio greggio. Dopo raffinazione e separazione del greggio in una serie di derivati del petrolio si ottengono i due composti intermedi del PET o monomeri, i quali vengono purificati, miscelati e riscaldati fino a 300°C per raggiungere il punto di reazione in cui i composti si legano per formare un polimero, il PET appunto. La formula chimica del polietilene tereftalato è (C10H8O4)n e il suo aspetto, a temperatura ambiente, è solido, incolore e inodore.
Caratteristiche del polietilene tereftalato o PET
Approfondiamo le caratteristiche della plastica pet, questo polimero così particolare.
Innanzitutto, cosa intendiamo quando parliamo di pet come materiale appartenente alla famiglia delle termoplastiche? Le termoplastiche sono materiali che si trasformano in liquidi molto viscosi per effetto del calore. In questo modo possono essere facilmente modellati e lavorati, con varie tecniche, come vedremo.
Se la temperatura diminuisce sotto una certa soglia tornano allo stato solido, e questa è la ragione per cui è possibile, utilizzando il calore, sottoporre il materiale a successivi processi di rimodellamento.
Alla temperatura di 340 °C il polietilene pet passa allo stato viscoso, proprio in quanto resina termoplastica. Ecco dunque le caratteristiche fondamentali del polietilene tereftalato chehanno contribuito al suo successo e lo hanno reso uno dei materiali più efficaci per la produzione di packaging:
- Elevatissima duttilità e modellabilità;
- Eccellente riciclabilità;
- La resistenza: impermeabile ma al contempo flessibile, ha un’ottima resistenza alle sollecitazioni meccaniche, all’usura e alla pressione interna generata dal contenuto, come ad esempio nel caso delle bevande gassate (infatti le bottiglie di questi prodotti sono generalmente realizzati in pet);
- L’alta stabilità chimica e il rispetto di requisiti igienici: è atossico e per questo è preferito tra molti altri materiali per l’imballaggio di alimenti, cosmetici, medicinali, ecc;
- La facilità di personalizzazione e la rapidità di stampaggio, conseguenze dirette della sua duttilità. Il pet è pratico da lavorare per stampaggio a iniezione e soffiaggio o per estrusione, quando è allo stato fuso.
Insomma il pet è un materiale estremamente flessibile che può essere preparato su misura del cliente per soddisfare praticamente qualsiasi esigenza commerciale, sia in termini di funzionalità e performance, sia dal punto di vista estetico, di design e d’immagine.
Plastica PET: come viene utilizzata
Considerando le proprietà del polietilene tereftalato è chiaro perché questo materiale si presti alla creazione del più svariato tipo di imballaggi. Una plastica leggera e flessibile, inodore e incolore, versatile e altamente resistente è infatti ideale per confezionare innumerevoli prodotti, ma in particolare per i prodotti alimentari. Grazie alla sua stabilità chimica, inoltre, gli imballaggi in pet soddisfano i più severi requisiti igienici e sono il materiale da imballaggio più adatto anche per medicinali e cosmetici.
Alcune delle più comuni applicazioni del PET nel settore alimentare sono le bottiglie per bevande, in particolare gassate: bibite analcoliche, acqua minerale e succhi di frutta, ma anche oli da cucina e da tavola, salse e condimenti; contenitori per marmellate, composte; vassoi e vaschette per cibi precotti pronti, a base di pasta, carne e verdure, anche adatti per il riscaldamento in forno a microonde o forno tradizionale; snack, frutta secca, dolciumi, confetteria a lunga conservazione; film e confezioni con barriera all’ossigeno rinforzata e prodotti freschi confezionati sotto vuoto quali formaggi, carni, dolci etc.
E’ evidente come il pet sia versatile e competitivo e, rispetto ad altri materiali da packaging, metallici, ceramici e in vetro, comporti una serie di importanti vantaggi: dal minor costo di produzione alla migliore flessibilità e duttilità nel design, dal minor peso alla migliore resistenza agli urti, fino alla migliore trasparenza e al minor impatto ambientale.
Come funziona la produzione del PET
Il PET, come abbiamo visto, viene lavorato a partire dalle materie prime e tramite l’applicazione del calore può essere modellato, stampato nei formati desiderati oppure estruso in confezioni, bottiglie o flaconi dai formati personalizzati. Il grande vantaggio nella produzione del pet è però il suo riutilizzo, può infatti essere rigenerato per realizzare altri oggetti senza impiegare ulteriore materia prima. Come funziona il riciclo del pet? Il materiale viene raccolto, smaltito, polverizzato, fino ad essere ridotto in “fiocchi” per poi subire un processo di separazione e pulitura, attraverso il quale tutte le particelle estranee vengono rimosse (carta, metalli o altri materiali plastici); una volta ripulito il pet subisce un processo chimico chiamato di depolimerizzazione, che consente di rigenerarlo, riportandolo allo stato di materia prima originale. A questo punto un successivo processo termico potrà riconvertirlo in una varietà di prodotti. Questo processo può essere ripetuto, se non all’infinito, per un elevato numero di cicli. I prodotti realizzati con il pet riciclato sono in genere destinati ad usi non alimentari, con l’eccezione di contenitori per acque minerali e bevande analcoliche, che possono essere riciclate infinite volte, e dare vita a nuove bottiglie identiche alle originali. In questo modo il pet può essere riutilizzato di nuovo anche ad uso alimentare, e risulta praticamente una plastica ad impatto zero.
Tossicità del polietilene tereftalato
Sebbene utilizzato largamente in campo alimentare per la sua sicurezza e non contaminazione, è risaputo che, come tutte le plastiche, anche la plastica pet ha un certo grado di tossicità: tutti i polimeri plastici rilasciano piccole dosi di sostanze tossiche che quindi possono depositarsi e contaminare gli alimenti. Il punto è considerare l’entità di questa contaminazione, che viene regolamentata con l’indicazione di una dose massima giornaliera tollerabile.
Sappiamo in particolare che il pet in caso di particolari sollecitazioni termiche rilascia sostanze nocive, come l’Acetaldeide e la Formaldeide, composti volatili e cancerogeni. Si ritiene che queste sostanze possano migrare, per esempio nell’acqua presente nelle bottiglie, specie se conservate ad elevate temperature e per lunghi periodi. Diversi studi sono al lavoro per verificare la tossicità del polietilene tereftalato, definire l’entità di questa contaminazione e regolamentare il settore per una maggiore tutela dei consumatori.