il caffè: in grani o macinato

Caffè in grani o macinato? Ecco materiali e tecniche per il suo packaging

Il caffè è una bevanda irrinunciabile per molti consumatori, affezionati e attenti a sceglierlo nella qualità preferita, dalle miscele più raffinate a quelle esotiche o più tradizionali. Come molti sanno, la sua degustazione comincia dal profumo. O meglio, dall’aroma. Il caffè è, infatti, un prodotto molto particolare: la sua qualità è data da diversi fattori che devono essere garantiti e preservati per poter presentare un prodotto valido e competitivo sul mercato.
L’aroma è uno di questi, il primo e più importante, insieme al gusto.
La fase di produzione del caffè prevede la pulitura, pesatura dei chicchi raccolti, seguita dalla tostatura (o torrefazione), il raffreddamento, la miscelazione ed infine, se prevista, la macinazione del caffè. Da ultimo è tempo dell’imballaggio del prodotto: un fattore fondamentale, vediamo perché.
Il caffè si presenta sul mercato in grani da macinare o già macinato. Va da sé che in ciascuno dei due casi esso dovrà essere confezionato con le dovute accortezze a seconda dello stato in cui si trova.

Il caffè macinato

Questa tipologia di caffè è la più delicata, perché più a rischio di deperimento e perdita di qualità: infatti, il caffè appena macinato comincia subito a perdere il suo aroma e le sue proprietà organolettiche, per cui si rende fondamentale confezionarlo immediatamente e soprattutto in un packaging che contrasti questo effetto di decadimento naturale. Il procedimento di confezionamento avviene in genere “a caduta verticale”, metodo che si rende particolarmente pratico all’applicazione delle tecniche di conservazione e mantenimento dell’aroma: in particolare il confezionamento sottovuoto.
Questa soluzione prevede la creazione di un’atmosfera modificata, da cui viene sottratto l’ossigeno, principale causa del deperimento degli alimenti, perché produce la loro ossidazione.
Successivamente viene ricreata un’atmosfera protettiva, condizionata dall’immissione di due gas, quali l’azoto e l’anidride carbonica, che vengono bilanciati al fine di preservare il prodotto fresco e fragrante come appena macinato fino all’apertura del packaging, che interromperà così i benefici di questo procedimento, lasciando nuovamente penetrare l’ossigeno.
Da qui l’esigenza di mantenere questo stato d’isolamento “sottovuoto” del prodotto così confezionato, in modo da farlo giungere in condizioni pressoché perfette tra le mani dei consumatori, che potranno assaporarne aromi e sapori in tutta la loro freschezza. Per fare questo sarà necessario utilizzare un materiale studiato in modo da creare un effetto barriera, ovvero proteggere il contenuto dalla penetrazione di aria, e dunque di ossigeno, e che mantenga principalmente l’atmosfera modificata ricreata artificialmente.
Il confezionamento può comprendere diversi tipi di imballaggi primari e secondari per il caffè torrefatto (lattine di alluminio, filtri di carta, ecc) a seconda delle scelte dell’azienda. Il materiale principe per ottenere l’effetto barriera però è il film plastico, in particolare un film composto da due o più strati accoppiati tra loro in modo da ottenere le particolari funzioni che il prodotto stesso richiede: come il PET (polietilene tereftalato), ALU (alluminio) e PE (polietilene), materiali di qualità e adatti a essere usati a contatto con gli alimenti, che vengono abbinati per le loro qualità isolanti oltre a permettere la miglior resa a livello di tecnologia di conservazione sono anche perfetti per garantire una totale personalizzazione del packaging a fini comunicativi.

Il caffè in grani

L’altra tipologia di caffè che si trova sul mercato, come detto, è quello in grani. Destinato alla macinatura in un momento successivo alla vendita, con l’ausilio di macchinari appositi, il caffè in grani viene torrefatto e quindi confezionato. Questo procedimento consiste sostanzialmente nell’applicazione di un’elevata temperatura al prodotto, per ottenere una tostatura dei chicchi, da cui deriva il pregio d’aroma. Da questo procedimento deriva la produzione di anidride carbonica, che i chicchi così torrefatti continuano a rilasciare anche in seguito alla torrefazione stessa. Ecco il perché della necessità di confezionamento in un imballaggio che tenga conto di questa emissione di gas, e ne permetta la fuoriuscita in modo che la qualità del prodotto e la sua aroma ottenuta non ne venga in alcun modo pregiudicata.
Dunque oltre alle osservazioni riservate al caffè macinato, la soluzione in questo caso è l’applicazione alle confezioni di un accessorio chiamato valvola di degasazione, ovvero una valvola unidirezionale che permette la traspirazione, e quindi il passaggio di gas, unicamente in uscita. In questo modo né l’atmosfera circostante intaccherà l’aroma penetrando all’interno della confezione, né l’anidride carbonica prodotta dalla torrefazione l’altererà dall’interno, in modo da prolungare la conservazione del caffè fino ad un paio di mesi circa.

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