Biodegradabile e compostabile sono due termini che ricorrono molto spesso nell’ambito del packaging. Ma di cosa si tratta, di preciso? E, soprattutto, cosa dice la normativa di riferimento?
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Le differenze
Biodegradabile e compostabile non sono sinonimi. Si distinguono per il diverso tempo e le diverse modalità di smaltimento:
- si parla di biodegradabilità quando il packaging, in presenza di luce e ossigeno, si decompone totalmente in un lasso di tempo che va dai sei mesi fino al quinto anno di vita del prodotto
- si parla di compostabilità quando il packaging, in assenza di luce e in presenza di altri rifiuti organici, si trasforma in composto o, in generale, in materia organica (che può essere riutilizzata per concimare i campi)
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Cosa dice la normativa
Ogni tipologia di packaging prevede delle indicazioni specifiche per quanto riguarda la realizzazione di packaging e shopper. In particolare, per quanto riguarda i sacchetti di plastica, questi devono essere:
- sia biodegradabili che compostabili
- riutilizzabili (ma solo in base allo spessore)
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Packaging alimentare e non solo
Si pensa a questi due aggettivi, biodegradabile e compostabile, unicamente riguardo al packaging alimentare. Che, in effetti, rappresenta il principale “ambito di applicazione”, per così dire. In realtà, la normativa prevede che anche gli shopper debbano essere realizzati usando materiali che rispettino l’ambiente.
Queste sono le indicazioni di carattere generale. La normativa che regola il packaging biodegradabile e compostabile è molto ampia e articolata. Vi serve una mano? Contattate i nostri esperti.